Giacomo Balla
(Torino 1871-Roma 1958)
pittore,
scultore, scenografo e autore di "paroliberi" italiano.
Nel 1897
a
Roma, dopo l'incontro con Pellizza, il giovane
Giacomo Balla si era orientato con Sole di marzo verso il
Divisionismo; la tela venne esposta solo nel 1902 mentre l'artista stava
ormai ultimando La fidanzata al Pincio, istantanea di stretta
ortodossia divisionista. Il dipinto risente felicemente del soggiorno
parigino del 1900, dal quale rientrò a Roma pervaso dalle opere degli
Impressionisti e dal particolare sentimento della natura che queste gli
ispirarono.
Fu fra i primi protagonisti
del divisionismo
italiano. La sua attività creativa fu molto intensa nei
primi anni dieci in termini di analisi sia del dinamismo sia
della luce, giungendo nel 1915 ad una nuova fase di ricerca
pittorica fortemente sintetica. Divenne poi un esponente di
spicco del Futurismo, firmando assieme a
Marinetti
e gli altri futuristi, i manifesti che sancivano gli aspetti
teorici del movimento.
Già da adolescente
Balla aveva dimostrato una predilezione per l'arte,
avvicinandosi allo studio del
violino,
passione che avrebbe poi abbandonato per accostarsi alla
pittura
e al
disegno;
nel frattempo il padre gli trasmise la passione per la
fotografia,
iniziandolo ad una tecnica fondamentale per la sua
formazione. Dopo gli studi superiori, Giacomo decise di
frequentare l'Accademia Albertina di Belle Arti dove conobbe
Pellizza da Volpedo,
suo compagno di studi. Nei primi anni del novecento Balla
cominciò quindi a dipingere quadri di matrice Pointilliste,
senza tuttavia seguire rigorosamente il programma
scientifico di
Seurat
e
Signac.
Nel
1895
Balla lasciò
Torino
per stabilirsi a
Roma,
dove avrebbe abitato per tutta la vita. Nella capitale egli
fu un avanguardista della nuova tecnica
divisionista,
trovando subito un buon seguito di allievi. Nel
1897
si fidanzò con Elisa Marcucci, sorella di Alessandro, amico
di
Duilio Cambellotti.
Il
2 settembre
del
1900
si recò a
Parigi,
dove rimase fino al marzo
1901
ospite dell'illustratore
Serafino Macchiati.
Nel
1903,
tornato a Roma, conobbe alla Scuola libera del nudo
Umberto Boccioni,
Gino Severini
e
Mario Sironi.
Nacque così un legame tra Balla e Boccioni che li condusse
verso strade diverse di ricerca sulla via futurista. Nei
primi anni romani Balla si interessò a soggetti imbevuti di
socialismo umanitario con quadri come: Il mendicante (1902),
Fallimento (1902), La giornata dell'operaio (1904) ecc. Ne è
testimonianza l'amicizia con
Giovanni Cena,
assertore di un socialismo umanitario. Nel
1903
cominciò ad esporre alla
Biennale di Venezia;
l'anno successivo sposò Elisa Marcucci.
Quando nel 1909 Filippo
Tommaso Marinetti pubblicò il primo Manifesto futurista,
Balla, Boccioni, Carrà e Russolo si presentarono dinnanzi
all'autore per unirsi al movimento. Nel 1910 uscì il
Manifesto dei pittori futuristi con cui l'adesione era
dichiarata. Fu questo un passo fondamentale per portare
avanti quell'esigenza di svecchiamento della cultura
italiana, nonché per il mutamento pittorico di Balla. Da
questa ricerca nacquero le Compenetrazioni iridescenti del
1912 ma anche il famoso Dinamismo di un cane a guinzaglio,
che comunicava l'esigenza di un taglio netto col passato
verso forme dinamiche di comunicazione, senza trascurare
tocchi di astrazione.
Nel 1909 espose al
Salon d'Automne di Parigi sette
dipinti, tra cui i quattro elementi del Polittico dei
viventi.
L'11 aprile 1910 assieme a
Boccioni, Carrà, Russolo e Severini firmò Il manifesto
tecnico della pittura futurista con cui dichiarava
apertamente la propria adesione al movimento. Dipinse poi
Villa Borghese, polittico a quindici pannelli separati, come
quadro per le esposizioni futuriste, che però sarebbe stato
rifiutato dai compagni.
Negli anni della guerra
mondiale Balla perseguì l'idea di un'arte totale. E specie
dopo la morte di Boccioni nel 1916 egli fu il protagonista
indiscusso del movimento. Le sue idee sono esposte in queste
parole: «Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare
questa fusione totale per ricostruire l'universo
rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente.» Progettò
infatti le scene per Feu d'artifice di Igor Stravinsky nel
1917, balletto che andò in scena al Teatro Costanzi di Roma.
Creò anche arredi, mobili, suppellettili e partecipò anche
alle sequenze del film Vita futurista (1916) presenziando
assieme a Marinetti alle riprese.
Nell'ottobre del 1918
pubblicò il "Manifesto del colore", dove analizzò il ruolo
del colore nella pittura d'avanguardia.
Nell'ambito della sua
adesione al futurismo, che Balla portò avanti senza sosta,
si ricorda che nel 1926 egli scolpì una statuetta con la
scritta alla base "Sono venuto a dare un governo
all'Italia". L'opera fu consegnata direttamente a Mussolini,
il quale gradì. Nel 1937 però Balla scrisse una lettera al
giornale "Perseo" con la quale si dichiarava estraneo alle
attività futuriste. Da quel momento Balla fu accantonato
dalla cultura ufficiale, sino alla rivalutazione nel
dopoguerra delle sue opere e di quelle futuriste in genere.
( da Wikipedia )
Opere:
Dipinti