Officine Ducrot
Da qui vennero fuori i mobili Liberty per Montecitorio e per le navi da crociera Florio. Dopo l'abbandono, la speranza...
Quelli che oggi, forse per eccesso di ottimismo, a Palermo, sono stati battezzati “Cantieri Culturali alla Zisa” sono una delle pochissime aree di archeologia industriale novecentesca della città che, oltre ad avere una grande storia dietro le spalle, tentano di avere, se non un futuro, almeno un presente di riscatto. Si tratta di un’area di oltre 55.000 metri quadri alle spalle della residenza normanna della Zisa, al termine dell’asse viario di via Dante; sono le ex Officine Ducrot, già attive come fabbrica di mobili Golia ai tempi dell’Esposizione Nazionale di Palermo del 1891/92 e successivamente dirette dall’ingegnere francese Vittorio Ducrot, che nel 1899 aveva iniziato una collaborazione col massimo esponente del Liberty cittadino, ed uno dei più rilevanti a livello europeo, Ernesto Basile. Ducrot divenne unico proprietario dell’impresa nel 1902; partito con 200 operai, nel 1930 aveva 2.500 dipendenti ed era quotato in Borsa. I mobili a firma di Ernesto Basile giunsero nelle case altoborghesi di Palermo, nel Grand Hotel Villa Igea (dove ancora è visibile uno strepitoso paravento), sulle navi da crociera dell’imprenditore Florio e persino a Montecitorio, i cui arredi sono firmati Basile-Ducrot.
Ma nel 1939 iniziò il declino. L’impresa venne rilevata da un gruppo finanziario genovese, nel 1940 l’architetto Salvatore Caronia Roberti (autore di numerosissime villette liberty a Mondello, il lido di Palermo) progettò la palazzina dell’Aeronautica Sicula. Nel 1968 ogni attività nell’area cessò, e ne era prevista la demolizione per farne area edificabile. Nel 1995 il Comune acquistò l’area e – probabilmente con un eccesso di retorica – venne aperta al pubblico. Dei fatiscenti 40 capannoni, alcuni davvero bellissimi esempi di architettura industriale di primo Novecento, se ne recuperarono 12. L’area divenne una sorta di cittadella della cultura, con mostre (e relativi furti di opere esposte, come accadde per una grande antologica dedicata allo scenografo Ezio Frigerio), rassegne musicali (dalla acustica infelicissima), teatrali (niente camerini e niente bagni e un freddo cane per il pubblico...).
Terminata quella stagione pioneristica ed avventurosa, oggi l’area ospita nei diversi spazi fruibili la sede del Centre Culturel Francais de Palerme et de Sicile, la sede del Goethe Institut, la biblioteca dell’Istituto Gramsci. Tuttavia questo complesso attende ancora un vero progetto di recupero globale, benchè da qualche anno esista anche un progetto per un Museo d’Arte Contemporanea (di cui Palermo è sprovvista), previsto su un’area di oltre 9.000 mq.
Sergio Albertini (c) 2004