Rubino Edoardo
( Torino 1871- 1954 )
scultore
Proveniente da una famiglia
di modesta condizione economica, Rubino entra molto giovane
nell’atelier di Leonardo Bistolfi, scultore al quale rimane
legato professionalmente, artisticamente e personalmente.
Rubino si accosta all’arte, dunque, attraverso la pratica del
disegno applicato all’industria, ossia una sorta di artigianato
di alto livello (placchette, medaglie, ecc.) che otteneva un
continuo credito nel dibattito culturale nell’ex capitale
sabauda. A cavallo, infatti, tra l’Ottocento e il Novecento,
Torino rappresenta un autentico e stimolante terreno di cultura
industriale e decorativa che, solo a tratti, è vissuta dai suoi
esponenti con l’adesione ad un preciso pensiero ideologico.
Allievo all’Accademia Albertina di Odoardo Tabacchi e Luigi
Belli, a partire dal 1891 Rubino espone con continuità
all’interno delle collettive annualmente allestite nei saloni
della Società Promotrice di Belle Arti che, nel 1896, acquista
il suo primo lavoro, la mezza figura in bronzo denominata
"Biondina".
A partire dagli anni ’20 del Novecento, le ottime relazioni
professionali e di amicizia con il pittore Giacomo Grosso e lo
scultore Davide Calandra, introducono Rubino tra gli ospiti dei
più importanti salotti borghesi di Torino, permettendogli di
imporsi quale ritrattista alla moda dell’alta società
conservatrice. Questi legami, uniti naturalmente alle qualità
artistiche dello scultore, garantiscono a Rubino una serie di
importanti committenze, dai bassorilievi dedicati alla Regina
Margherita e Umberto I presso l’Ospedale Mauriziano, alle
sculture per la cappella degli Agnelli a Villar Perosa (TO); per
il Presidente della Fiat Agnelli è anche l’esecuzione della
monumentale ‘Vittoria’ in bronzo per il faro innalzato a memoria
dei soldati caduti durante la prima guerra mondiale sul Colle
della Maddalena e, non ultimo, il monumento a Vittorio Emanuele
II a Roma.
Legate agli stilemi della poetica dell’arte simbolista
internazionale, le sue sculture, lontane dal naturalismo, sono
caratterizzate da motivi decorativi che rappresentano il momento
di fusione tra percezioni sensoriali ed elementi spirituali.
Seppur inserito nell’ambito di questo filone artistico, Rubino
non manifesta alcun interesse ideologico nel partecipare
attivamente con i colleghi ai movimenti teorici dell’epoca. Non
frequenta, infatti, come Leonardo Bistolfi, gli ambienti della
Scapigliatura milanese e neppure condivide con gli altri
scultori torinesi le curiosità positivistiche e spiritiche
coltivate in casa Lombroso. Il suo è più un interesse a
sostenere i principi estetici dell’arte ad uso e ad educazione
delle classi popolari, percorrendo, similmente al Calandra, una
linea più poetica sia nell’affrontare temi eroici e celebrativi
sia nella delicatezza del ritratto.