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Aemilia Ars con la sua storia

 


                  

                     Merletti e Ricami Aemilia Ars:       

nascita ed affermazione

Delle Industrie Femminili Italiane, fin dal loro primo costituirsi, fa parte Aemilia Ars, Società Anonima Cooperativa in Bologna, “che produce merletti e ricami a punto antico” e che, a stesso dire dalla fondatrice Lina Bianconcini Cavazza, è tra le “manifestazioni più rigogliose e pratiche della nuova attività femminile in Italia”. In realtà si tratta del settore femminile dell’ Aemilia Ars, “società protettrice di arti e industrie decorative nella regione emiliana”, sorta nel 1898 e costituita da “ un piccolo gruppo di gente scelta, artisti e signori dell’aristocrazia e della finanza”, con il proposito di operare un rinnovamento nel campo delle arti applicate. Il promotore è Alfonso Rubbiani, studioso eclettico, restauratore di architetture, disegnatore (…), coadiuvato dagli artisti della sua Gilda, si prefigge di educare gli artigiani a trarre nuovi spunti dall’osservazione della natura, dalle forme vegetali e floreali. Per statuto la Società, che ha come insegna un focolare (questo perché la ricamatrice deve prima adempire ai suoi compiti di moglie e madre poi pensare al lavoro, ricamando tra le mura domestiche avrà inoltre la possibilità di non far sapere che necessita di un lavoro. Questo è molto importante da ricordare perché, in quel periodo storico, tutto stava cambiando compreso il fatto che la nobiltà stesse decadendo. Ora anche le donne appartenenti alla vecchia nobiltà e non più ricche, devono aiutare la famiglia economicamente e questo merletto sarà il loro lavoro senza farlo sapere), si propone “di promuovere e facilitare lo studio, la buona produzione e la commercialità delle arti decorative … allo scopo preciso che quanto è arredamento e decoro interno alla casa, acquisti una praticità migliore e un miglior senso artistico, cosicchè aumentandosene la ricerca e la produzione, ne venga profitto agli artisti, agli industriali, agli operai”; procurerà “buoni disegni e buoni modelli agli esercenti codeste arti e industrie“, concedendo “un magazzino di vendita”, tenendo “aperta una mostra permanente”, curandone la pubblicità.Nonostante all’Esposizione torinese del 1902 la produzione di mobili, ceramiche, ferri battuti, gioielli, vetri, cuoio, carta, stoffe, ricami e trine avesse riscosso ammirazione e premi, per sopraggiunte difficoltà economiche dovute a budget finanziario e sbocchi commerciali limitati, la società si scioglie nel 1903. Il presidente Francesco Cavazza scrive che si continuerà a puntare su “ quella delle sue produzioni che, prediletta dal pubblico d’ogni paese, mostravasi più utile e sicura, così socialmente  come economicamente: cioè l’industria dei merletti (…), sotto la guida di sua moglie, Lina Bianconcini Cavazza. A lei, che nell’autunno del 1899 aveva iniziato a insegnare (…) prima ad alcune ragazze povere, riunendole due ore al giorno in casa propria, poi “ alle maestre elementari e alle monache” anche di fuori città. (La fortuna e la vita prolungata del merletto lo si deve al fatto che oltre ad essere descritto ed ammirato come il più bello e fine del mondo, costava pochi soldi di materia prima: il filo. Nascerà, sempre a Bologna, la scuola più importante per apprendere l’arte del ricamo e merletto della regione e cioè la Scuola del Sacro Cuore di Gesù che ha fornito numerose merlettaie e disegnatrici).
 

Declino

 Il 3 agosto 1935, per accresciute difficoltà economiche, Lina Bianconcini Cavazza, in qualità di “ Patronessa Direttrice” della società cooperativa, che si scioglierà in quell’anno, scrive al podestà di Bologna on. Manaresi offrendo in vendita al Comune “ la serie di campioni di ricamo” a 5.000 lire. Dopo varie trattative si giungerà un anno dopo a liquidare per complessive 5.500 lire l’intera raccolta destinata prima al costituendo museo della Scuola Regina Margherita, poi al Civico Museo d’Arte Industriale di Palazzo Davia Bargellini. Ma l’allora direttore, Igino Benvenuto Supino, si rifiuta di accoglierla per “mancanza assoluta di spazio”, anche solo “provvisoriamente entro i cassetti dei mobili esposti, già tutti pieni”.

 Sopravvivenza e rinascita

 Nel 1936 la società, posta in liquidazione, viene rilevata da Lena Bonaveri, che potrà comunque avvalersi dei preziosi consigli di Lina Cavazza( fino alla sua morte avvenuta nel 1942), nonché della collaborazione di Guido Fiorini. Pittore “ornatista”, formatosi nell’ambiente di Alfonso Rubbiani e della Gilda bolognese. (…) Tuttavia, ciò che rimane della storica Società si trova a fronteggiare difficoltà enormi dovute alle contingenze economiche, cui si aggiungerà poi l’entrata in guerra dell’Italia. La distruzione del negozio, bombardato nel 1943, provoca la sospensione totale dell’attività fino al 1946, quando con tanta intraprendenza Maria Losi Garagnani si assume il peso della ricostruzione del locale, riarredato con vecchi mobili di stile Liberty e della rinascita dell’antica lavorazione.(…) Fino a pochi anni fa il negozio di Via Farini ( a Bologna) si poteva frequentare anche “come museo per gli oggetti preziosi racchiusi nelle teche” e che Maria Garagnani, gelosissima fino al malfidenza, diceva non avrebbe venduto “neppure se fosse stata alla fame”. Vi si poteva pure frequentare dei corsi per imparare i punti fondamentali, sotto la guida della maestra Bice Lami. (…) Il testimone della lavorazione, ancora oggi praticata, è stata affidata ad alcune scuole a Bologna che portano avanti questa tradizione e presso le quali, anch’io ho studiato ed ancora frequento per migliore il mio lavoro. Tra queste scuole va ricordata quella de: “I Merletti di Antonilla Cantelli”, scuola che, prende il suo nome dall’ultima grande merlettaia di Aemilia Ars. Antonilla -in foto- ha cominciato a tredici anni presso la Scuola del Sacro Cuore di Gesù e non ha più smesso fino alla sua morte avvenuta l’11 febbraio 2008. Tra le sue opere più importanti va ricordata, senza ombra di dubbio, la Tovaglia d’altare con gli stemmi del Papato e del Comune di Bologna commissionata su richiesta di Papa Pio XII.

     nella foto Antonilla  Cantelli

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Francesca Bencivenni

       Testi  tratti da:

·          Aemilia Ars 1898-1903 Arts & Crafts a Bologna  - A+G Edizioni

·          Merletti e ricami della Aemilia Ars - University Press Bologna

        Le parti in corsivo sono state aggiunte da me.
 

      Foto tratte da:

·          Merletti e ricami della Aemilia Ars - University Press Bologna

·          L’Aemilia Ars di Antonilla Cantelli - Nuova S1 Bologna

·          Aemilia Ars 1898-1903 Arts & Crafts a Bologna  - A+G Edizioni