Felice
Casorati ( 1883 – 1963 )
1883, 4 dicembre Felice (Maria Fortunato Giovanni
Luigi) Casorati nasce a Novara, corso di Porta Milano 15 figlio di
Francesco, ufficiale in s.p.e. d'origine pavese ed erede di una famiglia
di medici e matematici di chiara fama: " *Questa discendenza può dar
fondata ragione a chi ha parlato dell'ordine scientifico della mia
pittura, della razionalità che mi spinge verso l'estrema definizione,
come è nei filosofi, nei matematici ed in taluni musicisti ".
1896:
Casorati vive
nel Veneto. La famiglia segue infatti i trasferimenti paterni. Studia
pianoforte e stupisce i suoi maestri per la sua vocazione e precisione
tecnica e strumentale. Esegue in pubblico un " impromptu " di
Schubert con vivo successo. L'anno seguente dirige un concerto a Padova.
1898: "*La musica mi aveva attratto
irresistibilmente fin da fanciullo. La studiavo con perdizione,
esaurendo, in pochi anni, le scarse risorse fisiche di cui il mio
gracile organismo disponeva, così che verso i quindici anni fui
pressoché abbattuto da una grave malattia nervosa ". I medici gli
proibiscono ogni attività mentale: " *Andai con la Mamma e le sorelle
a vivere qualche mese in campagna, a Fraglia, sui colli Euganei. Per
consolarmi dell'abbandono del pianoforte e dei miei studi prediletti,
mio padre mi regalò una grande scatola di colori ".
1902: Inizia gli studi di giurisprudenza presso
l'Università di Padova. Ormai dipinge. Un quadro di quest'anno si
distingue: "Casoni padovani".
Si tratta di
* "Un piccolo cartone risolto con pochi tratti che
vogliono essere densi di colore, con un impasto alla brava che accusava
già un'abilità istintiva ed improvvisatrice, abilità che ho poi sempre
riguardato come il più subdolo e pericoloso dei miei difetti".
Prima di iniziare la sua più
nota maniera
metafisica, Casorati ebbe un lungo primo
tempo liberty, come rivelano in questi dipinti il picchiettio pullulante dei fiori,
sua caratteristica, e la stilizzazione
lineare
della figura femminile.
1906:
Si laurea discutendo una tesi sulla * "Corte d'Assise".
"Rinchiuso in una minuscola soffitta, gelida l'inverno e soffocante
l'estate, passai momenti di perfetta felicità con i miei colori e con la
mia tavolozza. Come amavo il mio mestiere! La povertà completa non mi
permetteva spese, io stesso macinavo i miei colori: poche terre, il
bianco, il nero; dipingevo su qualsiasi materiale... La mia mente era
del tutto libera dal bisogno di scoperte estetiche, di invenzioni, di
emancipazione, ne si potrebbe trovare in questi miei primi quadri,
nemmeno nelle intenzioni, alcun documento di lotta, neppure un accenno a
quello spirito combattivo, prometeico che sembra corollario necessario a
quasi tutta la pittura contemporanea".
1907: presenta tre quadri alla giuria d'accettazione
della Biennale di Venezia; fatto raro per un giovane di 24 anni, non
raccomandato e che aveva alle spalle unicamente una formazione da
autodidatta (con l'eccezione della frequentazione dello studio padovano
del pittore Giovanni Vianello) venne ammesso all'esposizione proprio con
un ritratto, quello della sorella Elvira, da una commissione di cui
facevan parte artisti come Bistolfi e Trentacoste.
* " Mia Madre e le mie sorelle erano i miei modelli preferiti... E'
già in questo (il ritratto della sorella, n.d.r.) che viene di solito
considerato il mio primo quadro, la linfa che corre attraverso i rami
tortuosi che formano il complesso intreccio del lungo svolgersi della
mia pittura? Il mio amico Italo Cremona crede di sì... Qualche critico
recentemente mi rimprovera di aver dimostrato in questi primi quadri
ammirazione per Ettore Tito, Giacomo Grosso e perfino per Lino
Selvatico. Vorrei poter dimostrare l'infondatezza di tale affermazione,
ma d'altra parte penso che questi e qualche altro erano i pittori che
avevo sentito esaltare in questo principio di secolo in cui trionfava in
Italia la più frivola e banale pittura... ".
1908: Si trasferisce a Napoli con la famiglia seguendo
il padre trasferito per servizio. * " A Napoli potei avere una
stanzetta meno angusta per lavorare, ma passavo gran parte del mio tempo
in quello straordinario museo. Sono di quell'anno alcuni studi di festa
ed il quadro che tutti gli studi riassume, "Le vecchie" .
1909: primo invito alla Biennale dove invia
" Le
vecchie " e " Le figlie dell'attrice". L'aria esaltante di
Napoli produce sulla sua natura umana e spirituale una singolare
reazione di malinconia, di tristezza, di pessimismo. L'intonazione
prediletta, bruno-grigia, sembra ispirarsi ad un dipinto più volte
citato dalla critica come fonte casoratiana, la mirabile "Parabola
dei ciechi " di Peter Brueghol che il pittore va ripetutamente a
contemplare alla Pinacoteca di Napoli.
1910: Partecipa alla IX Biennale. Incontro definitivo
con l'arte di Klimt, cui la rassegna veneziana dedica una grande sala di
22 capolavori tra i più affascinanti da "Le amiche" a
"Giuditta" (Galleria di Venezia) " Visioni ",
"Le tré
età" (Galleria d'arte mod. di Roma) etc. La suggestione klimtiana
che già s'avvertiva nell'opera del giovane, riceve per certo un
incentivo di meditazione lineare/decorativa come dimostrano dipinti e
soprattutto stampe di quello e degli anni seguenti.
1911: La famiglia Casorati torna nel Veneto, lasciando
Napoli, e si stabilisce a Verona. Ricominciano i contatti con il mondo
artistico e culturale veneto. In particolare, s'infittiscono con
Venezia. E' un perìodo gaio e spensierato ma anche altamente
problematico in senso culturale. Sviluppa l'allegoria
letteraria/musicale/pittorica che ha avuto e avrà sempre in mente.
Schiarisce la tavolozza. Legge regolarmente le riviste d'avanguardia
(Leonardo - La Voce Lacerba) ma senza parteciparne le istanze.
1912: alla Biennale espone "Signorine" e
"
Bambina ". Entrambe le opere sono vendute; la prima al Museo di
Bruxelles, la seconda a quello veneziano, "Le "Signorine":
quattro figure allineate, quattro simboli, quattro realtà insieme con il
commento di cose a colori...un quadro di intonazione chiarissima
all'aria aperta mattinale...L'altro quadro di dimensioni più modeste,
una "Bambina" è di colorazione più forte ed ancora più strano,
reca un accordo di rossi caldi, di azzurri e di violetti...La tecnica è
anche mutata: dipingo con colori che io stempero con la glicerina e che
poi tingo e velo con la cera trasparente. La superficie del dipinto
prende un aspetto nuovo... e la colorazione si può avanzare fino ai toni
robustissimi senza perdere la freschezza e la chiarezza. (lettera del
marzo 1912). In dicembre, a Cà Pesare, i contatti sempre più frequenti
che Casorati ha avuto col gruppo dei dissidenti avversati dalla Biennale
(tra cui primeggiano Martini, Rossi, Garbari, Someghini, Moggioli etc.)
si concretano nella nascita di un gruppo di artisti e amatori d'arte
avente la finalità principale di rendere quotidiana e estesa a ogni
momento l'estetica e l'immagine artistica. Presidente Vittore Zanotti
Zilla, vice/presidenti appunto, Casorati e il critico Gino Damerini.
*
" Costoro ingaggiavano una battaglia che doveva suscitare gran
scalpore... io avevo respirato l'aria di una nuova civiltà pittorica
che, a me provinciale, risultava sconosciuta...Un'impressione enorme ...
per la prima volta fui morso dal dubbio, d'improvviso la mia curiosità
culturale si risvegliò. Se fin lì non avevo capito il mio lampo non
avevo conseguito dunque il diritto di prendervi posto. Per la prima
volta provai un bisogno struggente di libertà, un impulso di ribellione,
di emancipazione... i musei relegati in un mondo meraviglioso ma
inaccessibile perché morto... Parigi? Chi ricordo? Uno stanco
romanticismo fatto d'ambigui capricci musicali (Kandinski) o lineari (Klimt)...
Intediamo ribadire che la bellezza è il volto della verità che solo per
suo mezzo agli esseri che hanno comunione d'amore con la natura, alle
anime religiose dei poeti, piamente si rivela ciò che nessun raziocinio
di scienza e di filosofia chiarirà mai: l'ombra dell'ombra, la luce
della luce, la vita e l'amore, la morte, la terrestre umana e la celeste
anima del mondo nel suo più puro mistero...".
1913: prima mostra a Cà Pesaro con 41 dipinti. Espone
coi gruppo veneto alla mostra della Secessione romana.
1914: partecipa alla XI Biennale: sarà fa sua ultima,
in giovinezza: tornerà ad esporvi solo nel 1924. Invia "Via Lattea",
"Trasfigurazione", I'" Arcobaleno ".
Esce appunto il primo numero dei tré di "Via Lattea", una rivista d'arte
grafica che egli redige con alcuni amici.
1915: Mostra individuale alla Secessione romana: espone
dodici dipinti, due terracotte verniciate e cinque incisioni. Viene
richiamato alle armi. In tré anni non dipingerà che due grandi pannelli
per la mensa ufficiali dei Duca di Bergamo e l'inquietante dipinto "
Giocattoli " dove l'allusione antimilitarista è palese.
1917: Tragica fine del padre per una banale caduta da
una scala, Casorati porta la famiglia a Vercelli, presso alcuni parenti.
Nell'occasione si spinge a Torino per conoscervi Pietro Gobetti: primo
incontro con lui nel retro di una drogheria di via XX Settembre.
1918: * "Finita la guerra, mi rifugiai a Torino (con
la madre e le sorelle, prende sede in via Mazzini 52, la casa di tutta
la sua vita, un'ampia, articolata dimora in fondo ad un cortile aperta
su un piccolo giardino interno) avversato da innumerevoli avversità,
sotto l'ancor cocente lutto della morte di mio Padre... non mi fu facile
riprendere i! discorso per tanti anni interrotto. Ho letto una volta
queste parole: "Poco importa il modo con cui si amano le cose, quando si
amano veramente". E io sentivo di amarle veramente: bisognava non più
tradire questo amore... Non credo alla serieta` di una critica
biografica tanto comoda e cara ai facili scrittori d'un tempo. Però non
si può escludere che i casi della vita influiscano sugli artisti... Se
io non fossi stato bersagliato in quell'epoca da tanti dolori, non
sarebbero nate quelle figure angolose, allucinate, impaurile, immerse in
una luce spettrale in cui invano si cercherebbe il sorriso di una
cordiale nota di colore, di una dolcezza d'accenti. Quelle figure erano
ancora i parenti (i parenti poveri) delle "Vecchie" e delle "Signorine".
Non c'è in questi quadri un distacco netto dal linearismo d'anteguerra.
Le figure sono ancora delimitate da un grosso segno, ma il segno vuol
essere non più fine a se stesso, ma mezzo espressivo nella costruzione
formale del quadro; e` rimessa in valore la terza dimensione...".
1919: partecipa alla Mostra di Ca' Pesaro con 4
dipinti, tra cui " Una donna" e " Le uova " per i
quali Casorati, in una lettera a Barbantini dichiara di avere "una
predilezione". Alla Società promotrice torinese presenta cinque
opere (tra cui " Tiro al bersaglio " e
" Scodelle ") e
organizza la partecipazione degli artisti veneti. Scrive a Barbantini:
"Dopo il successo di Ca' Pesaro mi è nato (o sorto) il desiderio che
nella stessa sala figurassero Rossi, Martini e qualche altro... perché
l'arte non fosse esibizione inutile di abilità o decorazione o - peggio
ancora - commercio". A proposito della saletta "veneziana " presentata a
Torino essa: "...fu dal buon pubblico torinese battezzata la sala degli
scandali ".
1920: A Barbantini: * "...non esporrò alla Biennale
perché preferisco la compagnia dei pochi che non esporranno alla confusa
comunanza dei troppi che esporranno...Vuoi concedermi tu una delle
silenziose salette di Ca' Pesaro per la prossima esposizione? ".
Ma
poi accadde che, per una meschina interpretazione del testamento della
duchessa Bevilacqua La Masa, si decise di escludere da Ca' Pesaro i "
non veneziani ". Casorati, Carrà, Rossi, Semeghinì, Martini, etc, si
legano in un moto di secessione capeggiato da Casorati; la gran parte di
loro espone alla Galleria Gerì Boralevi, in estate, * " Per la prima
volta vidi alla Biennale alcune opere di Cézanne che conoscevo solo In
riproduzione o nella banale e falsata manipolazione dei numerosi, facili
imitatori. Tutta la grandezza dei Maestro di Aix si manifestò
improvvisa... L'emozione che ne provai fu enorme...e non di
sbalordimento o di stupore, che anzi mi sentii preso da quel senso di
calma, di fermezza, di equilibrio che solo le opere dei grandi possono
comunicare. Equilibrio. Compresi che nella sua pittura trovava il giusto
equilibrio il problema posto e sviluppalo dall'impressionismo ed il
grande problema opposto risolto dalla tradizione; compresi l'aberrazione
dì certa critica che non stancava di accusare i difetti di Cézanne:
capii anzi che proprio in quei difetti era il germe della sua grandezza.
Compresi che Cézanne era il pittore della rinunzia e che le rinunzie
sono la forza della pittura moderna. Non cambiai, peraltro, modo di
dipingere... Credetti di approfittare della gran lezione di Cézanne
proprio irrigidendomi sulle mie posizioni e cercando solo di lavorare
sempre più in profondità...".
1921: Partecipa alla mostra della Mole Antonelliana
dove espone per la prima volta " Le uova sul cassettone ".
Nelle edizioni " Alpes " di Milano esce " Lucciole, grilli
e barbagianni " novelle di Sandro Baganzani con fregi e disegni di
Casorati.
1922: E' l'anno di tanti capolavori (Silvana Cenni;
La sorella; La donna e l'armatura; Fanciulla nuda; inizia
" Lo
studio "). In " La rivoluzione liberale " di Gobetti compare un
ordine del giorno firmato da alcuni giovani, tra cui Casorati, che
propugna di seguire le linee teoriche della rivista e compierla
praticamente attraverso dibattiti, scuole di diffusione culturale etc.
Espone con Rossi e Semeghini alla Galleria Pesaro di Milano: " Fu
soltanto nel '22 che questi quadri (vedi sopra) apparvero alla ribalta
di una esposizione milanese. Scrissi allora nel catalogo alcune parole
per spiegazione del mìo lavoro a quasi per contrappormi all'arte di quel
tempo: affermavo di voler dipìngere la verità, dimenticando la realtà
apparente; di voler Indulgere agli errori che spesso sono la sola
ragione dell'opera d'arte... Queste parole furono definite un'eresia
estetica; in fondo però, esse volevano spiegare il carattere di
immobilità, dì impassibilità dei contorni decisi di forma, in
contrapposto al più o meno degenere impressionismo di sfarfalleggiamenti
colorati, di indecisione ottica, di ricerca del movimento nel vibrare
continuo della luce ".
1923: Finisce "Lo studio". * "Non tacciatemi
d'orgoglio se oso ripetere le parole di Piero Gobetti: "Ora chi vuole
intendere cerchi nello 'studio' di Casorati la prima opera e la più
raggiunta forma di una dominante passione antidecadente".
Lo "studio" - poi bruciato con altri miei quadri nell'incendio del
Palazzo di Cristallo dì Monaco - è fra i miei quadri, quello che ho più
amato... La mia visione chiarificata, ammorbidita, sembra portarmi ora,
a quadri più cordiali, illuminati da una più dolce luce... C'è qui
ancora la stessa prospettiva immaginaria come di cose viste dall'alto,
la stessa preoccupazione di costruire il quadro in senso spaziale in cui
i vuoti e i pieni trovassero una ritmica successione ". Ottiene
dalla Promotrice torinese una sala in cui far esporre chi vuole. Ecco,
come indicazione di gusto, le sue scelte: Chessa, Galante, Tosi, De
Chirico, Menzio, Levi, Bartoli, Gigiotti Zanini, Primo Conti, Carrà,
Viani, Morando, Innocente Galizzi. Nasce la " scuola di via Mazzini
", nello studio stesso dell'artista, centro determinante per la
cultura a Torino.
1924: Casorati torna ad esporre alla Biennale di
Venezia con una sala individuale presentata da Lionello Venturi, il
quale ha appena presentato l'artista in casa Gualino. Vi figurano tutti
i capolavori dell'ultimo periodo.
* " La critica non accolse benignamente l'apparire di questi miei
quadri. Fu invero una levata di scudi pressoché generale... ne posso
dire che mi fu contraria la critica dei maligni e dei gazzettieri. No,
fu specialmente quella che io dovevo riconoscere come intelligente... i
più benevoli parlavano di scaltrezza di mestiere... con l'eccezione di
qualche studioso d'arti antiche che parlò con fiducia e rispetto. Quanto
furono contrari critici e letterati, tanto furono sensibili alla mia
pittura d'allora i musicisti. Qualcuno di essi se ne fece banditore e
Alfredo Casella dichiarò che la mia pittura molto aveva influito sulla
sua musica... Da tutta quella letteratura contraria sbocciarono
soprattutto tre definizioni: cerebrale, decorativo, neoclassico.
Cerebrale: ... come resterebbero delusi i miei candidi detrattori se
vedessero con quale facilità e felicità nascono i miei quadri! E come
farebbero poi a insistere sul tema della pazienza, dell'organizzazione,
delle ricette?
Decorativa: ma se per reagire al mio giovanile vagabondaggio fra i
più allettanti estetismi, ho insistito fino all'esasperazione su tutto
ciò che è sacrifizio, che e` costrizione... Possìbile che certi errori
giovanili ti debbano accompagnare per tutta la vita?
Neoclassico: si vuol rimproverarmi di non aver ambizioni
d'inventore, ambizioni che, a torto o a ragione, hanno empito d'orgoglio
tanti pittori moderni?. La mia pittura accolta con tanta severità in
patria, ebbe consensi cordiali, talvolta entusiastici, in tutto il
mondo... in Germania, in Francia, in Belgio, in Svizzera, in America e
persìno in Russia ".
1925: Disegna mobili e ambienti con Alberto Sartoris;
tale attività sboccia nella progettazione-esecuzione del Piccolo Teatro
di casa Gualino. Fonda, con altri, la società di Belle Arti "
Antonio Fontanesi " che presenta mostre rivelatrici e
selezionatissime di artisti dell'Ottocento e contemporanei. Si apre con
" L'Italiana in Algeri " di Rossini il " Teatro di Torino ".
1926: Due opere di Casorati sono presenti alla Mostra
del Novecento a Milano, alla Permanente e altre, a Pittsburg, alla
"
International Carnegie ".
1927: Con Sartoria organizza una mostra d'arte italiana
contemporanea al Museo Rath di Ginevra. E' in giuria al " Carnegie "
di Pittsburg dove viene premiato Matisse.
1928: Espone alla Biennale; Cattedra d'arredamento e
decorazione interna alla Accademia Albertina; espone al Museo Puskin di
Mosca. * "Attorno a questa data c'è una tappa nella mia vita di
pittore. Sembrava che volessi interrompere il mio lavoro dandomi ad
altre attività... feci l'architetto, lo scultore,l'arredatore, il
mosaicista... e soprattutto, m'appassionai a una scuola che avevo
iniziato con successo e che ebbe un'insperata fortuna ".
1929: Mostra con alcuni allievi alla Gallerìa Milano di
Milano, espone poi alla seconda mostra del '900.
1930: Mostre: Biennale di Venezia; Novecento italiano a
Buenos Ayres; galleria Valle di Genova, con allievi; il 9 luglio sposa
Daphne Maugham che aveva frequentato dal 1926 la sua scuola di via
Galliari, Acquista una casa in campagna, a Pavarolo. * " Verso il 1930
la mia pittura sembra aver subito una specie dì lavacro; la tecnica
ripulita riesce ad ottenere superfici come dì seta opaca, la
composizione che, nei quadri precedenti aveva funzione architettonica,
accenna a diventare di gusto e di raccordo compositivo. Le mie figure
non sono più monastiche, l'ambiente in cui sono adagiate non ha più
l'aspetto claustrale ".
1931: Nell'incendio del Glaspalast di Monaco di Baviera
vanno distrutte nove opere di Casorati tra cui " Lo studio " e
" Fanciulla dormiente". Ampia sala alla Quadriennale di Roma.
"Nel catalogo..." scrisse * "...si polemizza contro la misura
scolastica e intellettualistica, si accusa la mia arte di essere
insincera, voluta, accademica e in una parola, neoclassica. Di fatto io
non ho mai capito il movimento "qui depiace les lignes" e adoro invece
le forme statiche e poiché la mia pittura nasce per così dire,
dall'interno e mai trova origine dalla mutevole "impressione", è ben
naturale che queste forme statiche e non le mutevoli immagini della
passione si ritrovino nelle mie figure ".
1933: Disegna scene e costumi per " La Vestale " di
Spontini al Maggio Musicale fiorentino.
1934: Nasce il figlio Francesco. Apre la galleria "La
Zecca" con Paulucci. Disegna scene e costumi per l'" Orfeo " di
Monteverdi all'Opera di Roma.
1935: invitato alla Quadriennale romana. Espone al Jeu
de Paume parigino per la mostra d'arte italiana dell'OttocentoNovecento
organizzata da Maraini e della Biennale veneziana. Scene e costumi per "
Norma " al Maggio fiorentino.
1936: Scene e costumi per la
" Valchiria " di
Wagner alla Scala. Medaglia d'oro del Ministro ungherese della P.I. per
meriti culturali.
1937: Mostra antologica nel salone de
" La stampa "
e alla Academie der Kunstes di Berlino. Secondo premio alla mostra di
Pittsburg, dopo Braque.
1938: Gran premio di pittura alla Biennale di Venezia e
altro premio all'Esposizione di Parigi dove viene nominato cavaliere
della Legion d'Onore. Mostra alla Kunsthalle di Berna.
1941: Cattedra di pittura all'Accademia Albertina.
Scene e costumi per " La donna serpente " di Casella alla
Scala.
1942: Muore la madre. Alla Biennale, sala personale con
29 opere.
1947: Tre litografie per " Le Grazie" di
Foscolo. Mostra " 40 anni d'arte italiana " a Losanna.
1948: Scene e costumi per "L'amore dei tre rè " di
Montemezzi e il " Fidelio " di Beethoven alla Scala.
1949: Quattro incisioni in una cartella per la RAl-TV.
Premio Saint Vincent. Scene per De Falla alla Scala (" El amor brujo ").
1952: Sala alla Biennale veneziana dove viene premiato.
Direttore dell'Accademia Albertina.
1953: Medaglia d'oro della P.I. Mostra Italia-Francia.
1954: Presidente dell'Accademia Albertina. Vince il
" Fiorino " a Firenze. Comincia l'elaborazione di alcuni grandi
" smalti " e decorazioni per la nuova chiesa di San Domenico in
Cagliari dell'architetto Raffaello Fagnoni. Casorati vi dipingerà il
cartone per il " Trionfo di San Tommaso " e Menzio
" S.
Caterina da Siena". L'opera sarà inaugurata nel 1956.
1956: Un gruppo d'opere alla Biennale veneziana.
1960: Muore la sorella Elvira.
1961: Un embolo lo colpisce alla gamba sinistra che gli
dovrà essere amputata. Riprende a lavorare: sei litografie per i premi
Italia della RAI. Quattro dipinti ad una mostra itinerante in Germania.
1962: 17 opere alla Biennale veneziana.
1963: 1 marzo, muore nel suo studio dopo lunga agonia.
Lavora fino all'ultimo.
*
(I brani virgolettati e in corsivo sono
autografi di Felice Casorati. Fanno parte di una biografia manoscritta)
Opere: Dipinti