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LEONARDO  BISTOLFI  ( 1859- 1933 )

 

    Nasce il 15.03.1859 a Casale Monferrato dal Giovanni Bistolfi, di professione scultore, e da Angela Amisano. A seguito della morte prematura del padre, L.B. vive con la madre, i nonni materni e lo zio Evasio, di professione pittore.
Ottiene una borsa di studio dal Comune per le capacità artistiche dimostrate e nel 1876, si iscrive all'Accademia di Brera a Milano, dove frequenterà prima i corsi di disegno, poi quelli di scultura, con Giosuè Argenti, condividendo il clima artistico con Segantini, Previati e Sottocornola.

    Passò nel 1880 a Torino, all'Accademia Albertina per seguire l'insegnamento di Odoardo Tabacchi. Nel 1881 aveva già aperto a Torino, dove sarebbe sempre rimasto, un piccolo studio di scultura (nel mentre praticava per proprio diletto la pittura, specie il paesaggio, attività che avrebbe continuato a coltivare sporadicamente per tutta la vita).
La prima commissione impegnativa di cui si abbia notizia è quella per la tomba Brayda al Cimitero Monumentale di Torino, L'Angelo della morte, compiuto nel 1882. Nel frattempo l'artista aveva realizzato una serie di piccole sculture              veristiche, cui si sarebbe dedicato per poco più di un lustro (Le lavandaie 1881, Tramonto 1883, Vespero e Boaro 1885). Esse rispondevano a una diffusa inclinazione del momento, ma la loro particolare spregiudicatezza antiaccademica non incontrò il favore della cultura ufficiale: Le lavandaie fu rifiutato alla Promotrice del 1881 ed esposto dall'artista, polemicamente, nelle vetrine di un negozio cittadino.
     A questa produzione giovanile appartiene anche un gruppo statuario di più vasto impegno, Gli Amanti (1983 - 1884) dove è evidente l'educazione scapigliata dello scultore (L'opera è esposta nella Gipsoteca L. Bistolfi - Museo Civico di Casale Monferrato).

Con il Busto di Fontanesi del 1883 per l'Accademia di Belle Arti di Torino , L.B. avviava una fortunata attività di ritrattista-commemorativo che avrebbe proseguito tutta la vita, rispondendo alla propria vocazione e determinazione di farsi interprete dei sentimenti corali e di assurgere al ruolo di cantore delle memorie civili del paese. Sono numerosissimi i busti, le medaglie e i ritratti di diversi personaggi illustri che egli compì soprattutto fino al 1914 ( si ricordano: Lorenzo Delleani, Urbano Rattizzi, Gustavo Modena, Vittorio Emanuele II, Umberto I, Cesare Lombroso, Vittorio Bersezio, Edmondo De Amicis, Emilio Treves; nel 1923 disegno una medaglia per Mussolini).

      Nel 1888 aveva partecipato al primo di una serie di concorsi per monumenti celebrativi o commemorativi, che lo videro per alcuni anni soccombente: quello per il monumento milanese a Giuseppe Garibaldi, vinto da Ximenes (il bozzetto di Bistolfi è tradotto in bronzo e offerto al Comune grazie ad una sottoscrizione organizzata da alcuni artisti milanesi); quello per il monumento equestre al Principe Amedeo di Savoia, promosso dalla città di Torino, che sarà vinto da Davide Calandra; nel 1895 ebbe un riconoscimento ufficiale ma non la palma nel concorso per il monumento alla famiglia Cairoli in Pavia. L'inizio degli anni novanta è comunque un periodo carico di riconoscimenti: viene nominato membro onorario dell'Accademia Albertina di Torino e segretario del Circolo degli Artisti. Inizia a frequentare il circolo dello psichiatra Cesare Lombroso , dove conosce la figlia che diverrà il critico più attento dell'opera bistolfiana. Nel 1893 sposa a Torino Maria Gusberti.
    Tra il '92 ed il '94, decora la XVI cappella del santuario di Crea, proponendovi, in un contorno di affreschi da lui stesso eseguiti, una serie di statue in gesso dipinte secondo la tradizione della scultura popolare nel Sacri Monti.
Con La Sfinge per la tomba Panza di Cuneo (1892) Bistolfi aveva iniziato la produzione di monumenti funerari - statue, rilievi - ai quale avrebbe legato in particolare la sua fisionomia artistica, che gli avrebbero procurato una notevole fama e sarebbero in seguito stati oggetto di contrastanti giudizi critici. I più noti e significativi furono compiuti sino al 1905 (tomba Grandis a Borgo S.Dalmazzo, tomba Vochieri a Frascarolo Lomellina, tomba Durio a Madonna di Campagna - poi trasferita al Cimitero generale di Torino - tomba Cairati Vogt al Monumentale di Milano, tomba Heirschel-De Minerbi a Belgirate (VB) , tomba Bauer e tomba Orsini a Genova - Staglieno).
     Nel 1902 aveva fondato con Calandra, Ceraioli, Reycend e Thovez il periodico torinese "L'arte decorativa moderna".
Presente alla Biennale di Venezia fin dalla prima edizione (1895) e poi per altre cinque, nel 1905 vi ottenne una personale ed il premio per la scultura. Sempre nello stesso anno la sua mancata chiamata a coprire la cattedra di scultura all'Accademia Albertina di Torino, resa vacante dalla morte del Tabacchi, suscitò varie polemiche, essendo il Bistolfi ormai considerato il massimo scultore italiano vivente. Nel 1907, nominato membro della commissione per il Vittoriano di Roma, si dimise con Benedetto Croce, Ludovico Pogliaghi e Corrado Ricci per protestare contro il progetto di rappresentare nel fregio del monumento soggetti storici e non allegorici. (per il Vittoriano egli preparava negli anni immediatamente successivi, il gruppo marmoreo con Il Sacrificio). Nel 1906 aveva intanto realizzato il monumento a Segantini e nel 1908 il Comune di Bologna gli affida, con la motivazione "per chiara fama", la realizzazione del monumento a Giosuè Carducci, che sarebbe stato eseguito soltanto nel dopoguerra e inaugurato nel 1928.

Nel 1913 partecipò anche alla prima mostra della Secessione romana con il gesso della tomba Il letto di rose; nello stesso anno viene inaugurato a Brescia, il monumento a Cavour; nel 1918 il barone giapponese Kojiro Matsukara gli commissiona la replica in marmo di sei opere tra cui la prima traduzione del gesso Gli amanti.
Opera conclusiva dell'artista è da ritenersi il Monumento ai Caduti del 1928 situato nella nativa Casale Monferrato.
     Nel 1923 Bistolfi è nominato Senatore del Regno. Sin dal 1912, Bistolfi aveva scelto come residenza una villa a La Loggia, ove aveva costruito un grande atelier per ricevere discepoli ed estimatori e continuare la sua attività artistica.
     Muore a La Loggia il 2.09.1933 e nello stesso anno la salma viene traslata nel cimitero di Casale Monferrato per desiderio delle autorità cittadine e sepolto nel famedio.

    A La Loggia si possono ammirare alcune sue belle realizzazioni:
- una Madonna in marmo bianco di Carrara eseguita in occasione delle nozze del figlio Lorenzo e donata alla Chiesa parrocchiale di La Loggia (1923), dapprima collocata nella Cappella del Pilone Machino ed ora sistemata nel piazzare davanti alla Cappella Mater Amabilis;
- una Madonna in terracotta (successivamente dipinta) che si trova nell'asilo infantile di cui Bistolfi fu presidente del Consiglio di Amministrazione per alcuni anni.
- Medaglione raffigurante un bambino posto sulla facciata dell'edificio adibito ad asilo infantile;
- Bassorilievo del Cristo sulla tomba della famiglia Gariglio - cimitero comunale;
- Lapide funeraria per Amisano Giuseppina.

    Per poter pienamente conoscere l'attività artistica di Leonardo Bistolfi, occorre fare riferimento al Museo Civico della città di Casale Monferrato, dove è presente la collezione più importante dello scultore simbolista, (centosettanta opere, tra cui moltissimi gessi); è stata recentemente aperta una nuova sala tendente a valorizzare la "Gipsoteca Bistolfi". Alcune opere sono attualmente esposte in vari paesi nel mondo: al Museo d'Orsay di Parigi, sei sculture al Museo nazionale d'Arte Occidentale di Tokyo, alla Civica Galleria d'Arte Moderna di Torino, al Museo Revoltella di Trieste.