ENRICO SACCHETTI ( Roma 1877- Settignano
FI 1967 )
Nasce a Roma
(Italia) il 28 febbraio 1877. Caricaturista, pittore,
illustratore e cartellonista di origine toscana, dopo il diploma
in fisica-matematica conseguito nella capitale ritorna a
Firenze, dove fa amicizia con Libero Andreotti. Nel 1901
collabora al Bruscolo di
Vamba e a
La Nuova Musica, finché decide di tentare la fortuna a Milano.
Come racconterà egli stesso, "a Firenze Libero Andreotti e io
s'è patito parecchia fame, ma quando ci si trasferì a Milano le
cose andarono meglio e per un pezzo si mangiò tutti i giorni".
Collabora dunque con il settimanale satirico milanese Verde e
azzurro di Umberto Notari, per il quale realizza nel 1903
anche il manifesto di lancio, e con il quindicinale Teatro
illustrato del 1905; nello stesso anno illustra "Le Roi
Bombance" ("Re Baldoria") di Filippo Tommaso Marinetti,
il padre del futurismo, e collabora con la sua rivista Poesia.
Ancora per Umberto Notari illustra il suo libro "Quelle
signore", insieme a Cesare Tallone e a Ugo Valeri.
Si trasferisce a Buenos Aires (Argentina) dal 1908 al 1911, dove
collabora con il quotidiano El Diario. Nel 1912 raggiunge in
Francia l'amico Libero Andreotti, e lavora soprattutto
per la moda.
Ritorna in Italia allo scoppio della guerra, e lavora per la
propaganda antiaustriaca collaborando con il settimanale Numero
e con il 420, realizzando anche numerose cartoline satiriche.
Verso la fine del conflitto è tra gli autori de
La Tradotta,
il famoso "giornale della Terza Armata", per il quale realizza
numerose copertine e illustrazioni. Collabora poi con il
Corriere dei piccoli
e
La lettura,
due periodici del quotidiano Corriere della sera.
E' molto apprezzato anche nella cartellonistica pubblicitaria,
dove si deve ricordare almeno il manifesto del 1921 per il
Bitter Campari. Collabora, fino al secondo conflitto mondiale,
con testate come L'Illustrazione italiana e Liedel, mentre
vastissima è la produzione per il mercato librario: illustra
infatti volumi editi da Mondadori, Sonzogno, Zanichelli.
Dagli anni Venti scrive articoli e libri, come "Vita
d'artista" (1935, il suo primo libro, vincitore del IX
Premio Bagutta) e "Due baci" (1935).
Durante la guerra perde il figlio Dino, caduto in Albania, e gli
dedica il libro "Arte lunga" (Vallecchi, 1941).
Nel dopoguerra scrive ancora "Capire" (1948), "La
bottega della memoria" (Vallecchi, 1953), "Che cosa è
l'arte" (Vallechi, 1954?) e "Il disegno e il disegnatore".
Nonostante le manifestazioni di apprezzamento e la notorietà, la
sua vita si trascina solitaria fino a tarda età, e a novantun
anni vi pone fine tragicamente. Muore a Settignano (Firenze,
Italia) il 27 dicembre 1967.
da :
Fondazione Franco Fossati