In
Piazza della Borsa, sorge uno dei più begli esempi di Liberty protorazionale dell’intera città: casa Bartoli (1905-1906),
frutto della fantasia di Max Fabiani. Se la definizione di
Liberty protorazionale può sembrare oscura e quasi
contraddittoria in sé, è possibile, tuttavia, comprendere il suo
pieno significato osservando con attenzione l’edificio: qui,
infatti, la modernità non è tanto rappresentata dalla
decorazione floreale in facciata – la quale, peraltro, nel
progetto originario doveva risultare più semplice e quasi astratta –,
quanto, piuttosto, dall’estrema coerenza di soluzioni che Fabiani ideò per venire incontro alle nuove
esigenze multi-funzionali dell’edificio. Diversamente da tanti
palazzi che vedremo nel corso dell’itinerario, infatti, casa
Bartoli, fin dall’inizio, non era stata pensata per un uso
soltanto residenziale; anzi, allora come oggi, parte della
struttura era riservata all’attività economica, con la presenza
di negozi e uffici. I primi livelli, che quindi erano adibiti a
magazzini e fori commerciali presentano ampie vetrate; la
veranda, caratterizzata da eleganti elementi in ghisa, fungeva
invece da giardino d’inverno di un ristorante kosher, il quale
permetteva agli ebrei osservanti di rimanere nella zona
commerciale anche durante l’ora di pranzo, mentre il passaggio
tra la parte “pubblica” e quella realmente privata della casa è
segnato dal lungo ed elegante balcone posto proprio al di sopra
della veranda. Ma le soluzioni innovatrici dell’architetto non
finiscono qui. Innanzitutto, per dare maggior risalto alle
vetrine degli esercizi, egli pensò di spostare il portone
d’ingresso dalla facciata principale, prospiciente la piazza, a
una piccola rientranza sul lato sinistro e, inoltre, utilizzò in
fase costruttiva il cemento armato, all’epoca riservato alle
sole strutture portuali.