Mausoleo Tonietti
( 1889? - !906? )
Cavo di Rio Marina Isola d'
Elba ( LI )
Il mausoleo venne costruito
dall'architetto fiorentino
Adolfo Coppedè per la famiglia Tonietti quale
tomba di famiglia e come monumento a Giuseppe Tonietti,
primo affittuario delle miniere elbane. Tramite per
l'incarico dell'opera fu l'industriale Pilade Del Buono,
amico del Coppedè e socio di Ugo Ubaldo Tonietti, figlio
di Giuseppe, nella Società "Elba" fondata nel 1899.
La data di realizzazione è
fissata al 1899 dal Cresti (CRESTI 1982), tra il 1904 e
il 1906 da Cozzi e Bossaglia (BOSSAGLIA, COZZI 1982) e,
più recentemente, tra il 1900 e il 1901 (Le stagioni del
Liberty in Toscana, 1995, p. 79) Considerato l'opera migliore della produzione di Adolfo
Coppedè all'Isola d'Elba, dove allo stesso architetto si
devono per conto dei Del Buono la casa padronale della
fattoria S. Martino, l'edificio per abitazioni e la
cappella di famiglia a Portoferraio, il mausoleo
Tonietti si rivela significativo per lo stretto rapporto
proprio del Coppedè tra architettura e repertori
decorativi direttamente provenienti dalla pratica della
scultura in legno. Nella sua estrema "rappresentatività"
l'edificio mostra inoltre spunti e schemi compositivi
manifestamente ispirati ad alcuni progetti di Raimondo
D'Aronco ed in particolare al Monumento Commemorativo
per Venezia (cfr. CRESTI 1982). Il mausoleo si configura come un imponente torrione a
pianta quadrata che sia per la forma che per la
posizione richiama da vicino l'idea di un elaborato
faro. Isolato in vista del mare sul promontorio di Cavo, nella
parte Nord-Est dell'isola, in mezzo ad un boschetto di
lecci e macchia mediterranea cui si accede da una strada
non asfaltata, il mausoleo è costruito su un basamento
quadrangolare preceduto da una scalinata marmorea - oggi
totalmente degradata. Era cinto in origine da una
pesante balaustrata - attualmente scomparsa - e si eleva
rastremandosi fortemente verso l'alto, con un voluto
effetto scenografico. Il materiale utilizzato per la costruzione è il granito
elbano tagliato a bozze, con numerosi e caratterizzanti
inserti in marmo bianco per gli eterogenei,
magniloquenti episodi decorativi. Pur nello stato di abbandono attuale, l'insieme si
configura maestoso e ridondante, ispirato ad un
eclettico gigantismo tipico non solo dell'opera di
Adolfo Coppedè ma più in generale della produzione
architettonica italiana di fine secolo. L'ampio e profondo arco di accesso, chiuso da una
preziosa cancellata in ferro battuto, è sostenuto da un
doppio ordine di tozze colonne tuscaniche arricchite da
mascheroni leonini; la ghiera dell'arco è in conci di
marmo alternativamente rustici e decorati da medaglioni
lisci. Al di sopra del portale l'alta cornice si modella ai
lati di uno spazio rettangolare su cui è incisa la
scritta "Famiglia Tonietti" in lapidario romano
direttamente sormontata da un'aquila stilizzata. Motivi decorativi di ispirazione romano-imperiale sono
ancora le grandi prue rostrate poste al centro dei
prospetti laterali e le minacciose protome antropomorfe
che arricchiscono le cantonate al di sopra della fascia
marmorea perimetrale collocata all'altezza dell'imposta
dell'arcone di accesso. L'ordine superiore, sviluppato decisamente a mo' di
obelisco dimensionalmente dilatato, vede un
alleggerimento della componente plastica ed è
caratterizzato da un largo inserto marmoreo al centro
del fusto, su cui sono ritagliati gli oblò per
l'illuminazione dell'interno, originariamente chiusi da
vetrate colorate, e su cui sono posti, oltre l'ultima
cornice, stemmi con simboli marinari. Oltre la trabeazione di coronamento, sostenuta da
archetti pensili e dotata di piccole grondaie di forma
zoomorfa sugli spigoli, la torre si conclude una
terrazza al centro della quale si eleva un ulteriore
basso corpo cilindrico sormontato da un globo marmoreo. All'interno più nulla è rimasto della configurazione
originaria. L'elaborata cancellata in ferro battuto
risulta in parte divelta, è crollato il solaio del pian
terreno rendendo visibile il vespaio sottostante, non
rimane alcuna traccia delle pavimentazioni e dei
rivestimenti originali. In cattivo stato risulta anche
la scaletta a chiocciola in ghisa posta al centro del
vano elevata fino alla terrazza superiore.
( da Wikipedia )
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